Madonne affrescate nelle chiese rupestri di Mottola (Ta) - Sabato 7 maggio 2016

Sabato pomeriggio, Passaturi.it propone un itinerario dedicato alle Madonne affrescate nelle chiese rupestri di Mottola. Si visiteranno quattro chiese-santuario, di cui tre rupestri: la piccola chiesa sub-divo della Madonna di Costantinopoli e le chiese rupestri della Madonna del Carmine o Madonna Abbàsc, della Madonna delle Sette Lampade e di Santa Margherita o Marina. Rientrando è prevista una sosta panoramica sul Villaggio di Petruscio, città fantasma medioevale, scavata a più livelli nell’omonima gravina.

I luoghi:

Chiesa rupestre di Santa Margherita:

La chiesa di Santa Margherita, una “perla” delle chiese rupestri pugliesi, è dedicata a Margherita, la Marina degli Orientali originaria di Antiochia di Pisidia, antica regione dell’impero romano, attualmente in Turchia. Margherita, nobile pagana convertita al cristianesimo, fu perseguitata e torturata, morì dunque martire, divenendo la protettrice delle gestanti e delle partorienti. Tra i numerosissimi affreschi che ricoprono le pareti della chiesa, particolare è quello posto di fronte all’ingresso, databile dal XII al XIV secolo, raffigurante Margherita racchiusa sotto un arco decorato a foglioline: qui si intravedono gli influssi della raffinata arte bizantina comnena. Infine, la chiesa presenta una rarità iconografica in ambito rupestre: l’affresco di San Nicola di Myra che procura la dote alle tre fanciulle salvandole dall’infame ed incombente sorte di essere costrette a prostituirsi.

Il santuario rupestre della Madonna del Carmine:

Secondo la leggenda, il 22 aprile 1506 la Vergine del Carmelo apparve in sogno al chierico Francesco Pietro di Filippo e gli ordinò di costruire, una cappella a Lei dedicata, promettendo la sua intercessione per le grazie dei suoi devoti. In seguito, alla sua devozione vennero attribuite una serie di guarigioni miracolose e soprattutto la protezione dei giovani dalle tentazioni della carne. Da allora, durante i sabati di Quaresima si svolge un affollatissimo pellegrinaggio votivo da Mottola e da molti centri vicini. La cripta originaria, forse rifugio di un eremita, è stata fortemente rimaneggiata nel corso dei secoli. L’antro devozionale è scavato rozzamente nella roccia, con i pilastri monolitici che sostengono la volta piana. Sull’altare la cupola è presente lo stemma della famiglia Palumbo, feudataria di Palagiano nella prima metà dell’Ottocento. L’affresco sull’altare è datato 1654, rappresenta la Vergine Odegitria con due angeli che le reggono la corona, mentre ai lati sono dipinti altri due angeli genuflessi con ceri accesi. Nel sott’arco della composizione, a destra, sono dipinte una tavoletta votiva, raffigurante una giovane donna di Grottaglie che implora la guarigione di una fistola di origine venerea, e un San Giuseppe. A sinistra, un’altra tavoletta votiva rappresenta un giovane nobile “passionato malamente” con i pantaloni aperti sul davanti e la madre in fervente preghiera. Sul pilastro è invece rappresentata una Trinità, attribuita al XVII secolo.

Il santuario cittadino della Cappella della Madonna di Costantinopoli:

La minuscola Cappella della Madonna di Costantinopoli, recentemente restaurata, rappresenta uno dei più antichi monumenti della città. Attualmente inglobata all’interno di un quartiere della periferia urbana, ma in origine era posta ai piedi della collina al di fuori delle mura cittadine, sul ciglio di una antichissima strada istmica di collegamento tra lo Ionio e l’Adriatico. Da essa, sino alla fine dell’800, il 25 marzo partiva una suggestiva cavalcata che raggiungeva la Chiesa dell’Annunziata. La cappella, che risale con ogni probabilità al XVI secolo, è di modeste dimensioni, realizzata con conci di tufo ben squadrati con muratura a secco, priva esteriormente di decorazione e si presenta a pianta quadrata. La volta piana è impostata su lunette perimetrali poggianti su dodici graziosi peducci di varia forma, cesellati a punta di diamante, a modanature con fasce decorate a ovuli, a tronco di cono. Sulla parete posta di fronte all’ingresso sono visibili due piccole nicchie laterali. Al di sopra dell’altare si notano gli affreschi che ornano la cappella: al centro la Vergine Odegitria con il Bambino Gesù: alla sua destra San Rocco e alla sua sinistra San Sebastiano.

Il santuario rupestre della Madonna delle Sette Lampade

Le leggenda narra che il 14 settembre 1837, quando a Mottola infieriva il colera asiatico, la Vergine sia apparsa in sogno a una povera donna malata, promettendole che l’epidemia sarebbe cessata e che ella sarebbe guarita se avesse fatto scoprire una cappella a Lei dedicata, della quale l’apparizione indicò il sito. La donna, quasi morente, comunicò tutto al suo confessore, così che la notizia si sparse a molti contadini e curiosi, armati di vanghe, si recarono sul posto indicato riportando alla luce, in poche ore, la chiesa rupestre. I fedeli tradizionalmente mantengono ancora tutt’oggi accese perpetuamente Sette Lampade e la festa viene celebrata il 14 settembre. L’aula del Santuario rupestre è quasi quadrata, binavata divisa da due pilastri che terminano in altrettante absidi. Nell’abside destra c’è un affresco che raffigura una Madonna con Bambino, posta al centro tra san Giovanni Evangelista e san Pietro. Nell’abside sinistra è dipinta una Déesis, il Cristo Pantocratore in trono tra la Vergine Maria e san Giovanni Battista a Lui rivolti in preghiera. Si tratta di palinsesti di varie epoche ricoperti nel XIX secolo da pannelli addossati agli altari originari su cui sono affrescati nuovi soggetti sacri, di modesta entità artistica: sulla destra la Vergine col Bambino contornata da Angeli e sulla sinistra san Gregorio Magno. Nella chiesetta è affrescata anche l’immagine di santa Venerdia o Parasceve, ascrivibile al XII secolo, e una Crocifissione degli anni ’30 del Novecento. La volta è decorata da motivi sacri ornamentali e da finte travature.

Il Villaggio di Petruscio

L’imponente Gravina di Petruscio, tra le più grandiose dell’intero Arco Ionico, offre uno spettacolo unico con oltre un centinaio di case-grotte scavate nella roccia friabile dei due spalti. Stradine e scalinate, ora parzialmente crollate, collegavano le case poste su diversi livelli, a formare una sorta di “palazzi” o “condomini” rupestri con piazzette, magazzini, cimiteri e giardini-ortali. Essa ci appare come una vera e propria città fantasma, non essendoci state superfetazioni architettoniche d’epoca posteriore all’XI secolo. Tra i suoi anfratti si snoda un meraviglioso percorso archeologico-naturalistico ricco di specie della macchia mediterranea tipiche dell’areale muriamo. Petruscio sorse probabilmente in epoca medioevale, durante le colonizzazioni bizantine della Puglia, per soddisfare le necessità dei conquistatori stessi di presidiare il territorio conquistato, ripopolarlo e ricondurlo all’agricoltura, abbandonata da secoli, a causa della fine dell’impero romano. Dalla scalinata monumentale medioevale, scolpita nella roccia, si scende nella gravina, per visitare le tipiche case-grotte, caratterizzate da una particolare architettura e divisione dello spazio interno ed esterno, funzionale agli usi domestici contadini e pastorali. Interessante è la Casa dell’ Igumeno per la sua particolare architettura, unica in tutto il villaggio, così curata e raffinata. La più importante delle tre chiese rupestri del villaggio, denominata Cattedrale per la sua imponenza, è stata probabilmente scavata in epoca alto-medioevale.

Informazioni

Accoglienza: ore 15.00 davanti alla sede dell’Ufficio Turistico di Mottola, in Viale Ionio, angolo via Lucania, in corrispondenza della prima rotatoria per chi giunge da Taranto-Bari e da Noci-Martina;

Partenza: ore 15.30;

Abbigliamento: si consigliano scarpe basse;

Contributo a persona: 8 euro, i bambini fino a 10 anni non pagano;

Prenotazione obbligatoria al n.3205753268 entro le ore 18, e non oltre, di venerdì 6 maggio;

La visita guidata è a cura di Maria Grottola.

http://www.passaturi.it

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