Dispettoso, giocherellone e burlone, una leggenda in Puglia racconta del Monachello, U Monacidd, Municeddhu, la Iura, Uru, Lauro, a seconda delle zone.
Basta passeggiare tra le piazze dei borghi pugliesi, fermarsi a chiacchierare con qualche vecchietto, magari discorrere dei tempi andati per sentir narrare la storia di questo curioso spiritello, naturalmente con tutte le sue varianti geografiche.
Chi è?
Si tratta di un piccolo omino non più alto di due palmi di mano, i suoi occhietti sono neri e intensi, la sua chioma è folta e arruffata.
In molti giurano di aver visto questo leggendario folletto aggirarsi come un'ombra nelle case dei pugliesi. Si invaghisce spesso delle belle fanciulle e, secondo alcuni, ama frequentare le stalle in quanto ghiotto di biada. Questo spiritello piuttosto suscettibile è bene tenerselo buono, infatti non risparmia scherzetti che adora mettere in atto nel cuore della notte.
Cosa fa?
Nell'oscurità infatti, si diverte a giocare con le lunghe criniere dei cavalli, crea delle perfette treccioline oppure, se gli animali gli hanno negato la biada, le arruffa, le aggroviglia in un modo così stringente che risulta molto difficile metterle in ordine.
Altre volte ama spostare o far sparire oggetti, sussurrare all'orecchio dei suoi prescelti, far cascare dalle sedie la gente, sporca il bucato appena steso e, quando è molto arrabbiato, si posa di prepotenza sul petto dei dormienti per far mancare loro il respiro.
La sua presenza però non è strettamente connessa all'abitazione in cui dimora, bensì alla famiglia che decide di tormentare e se chi, disperato e stanco dei suoi dispetti dovesse tentare un trasloco, risolverebbe ben poco, se lo ritroverebbe pronto a fare i bagagli.
In fondo quindi, si tratta di uno spiritello sentimentale mosso da una sorta di affetto e simpatia verso le sue vittime, qualche volta persino pronto ad esaudire piccoli desideri.
Se lo incontrassimo...
Alcuni sostengono che l'unico modo per mettere il Monachello alla porta sarebbe quello di porre un ferro di cavallo e delle corna di bue sull'uscio. Questo stratagemma, utile per raggiungere un po' di tranquillità, potrebbe portare, secondo la leggenda pugliese, anche alla perdita di una grossa opportunità.
Il folletto infatti, conosce i luoghi in cui sono nascosti grandi tesori, simpatizzarci non è quindi una cattiva idea. Questo buffo e permaloso omino, tiene in modo particolare al suo lungo cappello rosso a forma di cono e adorno di campanelli che indossa in ogni momento. Se i suoi coinquilini dovessero riuscire a sfilarlo dal suo capo, lo spiritello sarebbe disposto a sborsare fior di quattrini pur di riaverlo indietro.
Attenti però a non fissarlo negli occhietti, infatti in quel caso lui potrebbe immobilizzare per qualche minuto la sua vittima, rendendola passiva difronte ai suoi malefici scherzetti.
Da dove è nato?
L'origine di questa storia è piuttosto confusa e sembra intrecciarsi con altre figure di spiritelli presenti in tutto il sud Italia, ma in alcuni paesi pugliesi, la nascita di questa leggenda, sembrerebbe connessa con una storia di infedeltà coniugale e con la necessità da parte di una donna, di dover spiegare al marito i piccoli regali e il gruzzolo di monete lasciate sul comodino dal sul amante dopo le notti trascorse assieme.
In ogni caso...caccia al cappello rosso!
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